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IL TROLLEY


di shenandoah
10.03.2024    |    107    |    0 8.0
"Mentre cercava di riprendersi da quanto successo, lei si rivestì rapidamente, ripose i giocattoli e chiuse il suo trolley: “Di solito mi faccio pagare bene..."
La camera era ampia, ben arredata, luminosa e dotata di tutti i confort. Appoggiò il trolley su un lato del letto, si spogliò del cappotto e della giacca riponendoli con cura nell’armadio, si tolse la cravatta, si aprì il colletto della camicia e si tolse le scarpe. Dopo una giornata passata tra voli, aeroporti, taxi ed incontri di lavoro, era stanco. Il nuovo lavoro gli piaceva molto, era adatto ad un single come lui: poter girare mezza europa come responsabile commerciale, avere l’opportunità di conoscere città posti e persone nuove, senza l’assillo di dove per forza rientrare a casa. Il rovescio della medaglia era che di tempo libero non ne aveva molto ed alcune giornate sembravano non finire mai. Quella sera era una di quelle; si diresse in bagno pensando di cenare in albergo, la sua faccia riflessa nello specchio gli confermò la scelta: era ancora un bell’uomo nonostante gli occhi stanchi e qualche ruga; un volto regolare, ancora una bella chioma seppur con qualche spruzzata di grigio, il fisico giovanile e tonico: non a caso sceglieva sempre alberghi con la palestra. Si lavò mani e viso con cura, si asciugò, gradendo il fresco profumo dell’asciugamano. Si diresse verso il trolley per recuperare il beauty case, lo aprì e, con somma sorpresa, si accorse che non si trattava del suo. Lo scomparto destro del trolley conteneva biancheria intima da donna, tutta nera ed in latex, un paio di maglioncini, dei leggins e diversi capi d’abbigliamento “particolari”: body, stivaletti, giacche, maschere, guanti ed altro ancora, tutto rigorosamente in latex, borchie e pelle. Se tutto ciò lo sorprese, il contenuto dell’altro scomparto lo lasciò a bocca aperta: dildo e vibratori di dimensioni e forme varie, manette, fruste, mascherine, gag balls, scudiscio e vari modelli di strap on. Aveva scambiato il trolley con quello di una mistress o di una rappresentante di sex toys.
“ed ora, che faccio?” pensò e decise di vedere se c’era una targhetta con le informazioni della proprietaria, la trovò legata al manico ma, mentre stava per leggere, sentì bussare alla porta: “un attimo, per favore” disse in inglese, mentre richiudeva il trolley, indossò rapidamente i pantaloni, senza cintura ed aprì la porta. Si trovò a fissare una ragazza non tanto alta, i capelli corti color biondo cenere contornavano un viso regolare in cui due occhi azzurro chiari brillavano sotto il pesante trucco gotico, piercing agli orecchi, labbro, naso e, sicuramente lingua. Un chiodo di pelle rivestiva due spalle larghe ed i leggins aderenti mettevano in risalto la tonicità delle gambe. “credo che ci siamo scambiati il bagaglio all’aeroporto” disse in un inglese perfetto.
“mi sa proprio di sì” rispose lui: “ma, prego accomodati” e la fece entrare, mentre lei lo precedeva col suo bagaglio, sentì la lieve scia di profumo e si ricordò di averla già sentito poco prima: “è successo mentre eravamo in fila per il taxi, ti chiedo scusa.. anche perché l’ho aperto pensando che fosse il mio” Gli occhi glaciali lo fulminarono mentre riapriva il suo trolley, lui farfugliò nuovamente una scusa mentre lei sorrise maliziosa: “ho fatto lo stesso col tuo, non abbiamo più segreti ormai”
“sei una m…”
“Mistress” concluse lei: “sono in città per lavoro e mi serve il mio corredo”
“Certo, scusami ancora… sono curioso, posso chiederti che tipo di persone si rivolgono a te?”
Lei si tolse il chiodo, il body di pizzo semitrasparente faceva intravedere serpenti piumati tatuati sulla pelle, si mise a cercare nel trolley mentre gli rispondeva: “sono perlopiù uomini che hanno potere: dirigenti di aziende, politici, magistrati, persone che ne controllano tante altre, hanno spesso bisogno di sentirsi dominati in privato…” Gli si avvicinò rapidamente, la mano destra lo spinse per il petto e lo bloccò contro il muro mentre con la sinistra gli afferrò il sacco scrotale ed il cazzo, la voce era bassa ma parentoria: “ eri in fila davanti a me e lo sapevo che eri un bel bocconcino…” Lui sbarrò gli occhi in preda al terrore, lei era sì tonica e palestrata, ma lui era più robusto ed alto, la sua testa gli arrivava appena sopra le spalle, se avesse voluto, ma la situazione lo fece anche eccitare, un brivido di terrore e piacere scorse sul suo corpo fino al suo uccello. La mano di lei salì accarezzando il volto, i capelli, poi scese lungo il collo, il pollice e l’indice premevano contro le carotidi, il cuore pulsava a mille, la mano scese sul petto, strappando un paio di bottoni della camicia gli accarezzò i pettorali torniti, sfiorò i capezzoli, lui emise un sospiro di piacere che divenne subito di dolore appena lei strinse un capezzolo strizzandolo con le unghie smaltate in nero.
“AAhhh…”
“Zitto! Non ti è concesso di parlare!” la presa sul sacco scrotale si fece più forte e la sua erezione più potente. La mano ora accarezzava e graffiava il suo petto, lui si rilassò sempre timoroso di quello che poteva succedere dopo.
“Vuoi assaggiare la mia fica, vero?”
“Sì…”
Sì…cosa?” altra strizzata di palle, stavolta più intensa.
“Sì, Padrona”
“Bravo, così si fa, obbiedente e rassegnato. Girati e mani dietro la schiena ” Il clac delle manette risuonò pesante nel silenzio della camera, lo fece girare di nuovo, inginocchiare tra le sue gambe e gli offrì la sua figa messa in risalto dai leggins aderenti, gli spinse la testa in avanti e lui si ritrovò a leccare e baciare le sue labbra ed il clitoride attraverso il nailon, mentre il dolore all’inguine lasciava posto al piacere del suo cazzo gonfio. Lei si muoveva ritmicamente avvolgendolo tra le cosce, il suo fiore si apriva sempre di più ed i primi umori bagnavano i leggins.
“Basta!” disse tirandogli la testa indietro, lui la guardò in silenzio quasi a supplicarla, lei gli tolse le manette e gli ordinò di spogliarsi, si ritrovò nudo, il cazzo diritto e turgido come non mai.
“Uomini, pensate sempre col cazzo, vedete una bella donna e vorreste solo scoparla, non è vero?”
Io, veramente…”
“Zitta cagna!!!” il rumore della frusta lo sorprese mentre il suo culo veniva colpito più volte.
“Non ho chiesto il tuo parere, tu sei una nullità, non mi servono le opinioni dei miserabili come te!”
“sdraiato bocconi sul letto, ora ti ammanetto ed incappuccio”
“si, padrona…”
Il cappuccio in latex gli permetteva di vedere poco, le cuciture intorno alla bocca stringevano le labbra ma questo non le impedì di ficcargli in bocca uno strap on mentre gli girava la testa di lato; incominciò a fotterlo in bocca: “bravo bagnalo per bene, ti piace? E’ questo che piace fare a voi uomini, vero?”
Stavolta non rispose, si limitò ad eseguire gli ordini o così pensava.
“Usa la lingua, schiavo! Prendilo tutto in gola!” la frusta colpì di nuovo, il gemito di dolore venne soffocato dal cazzo di silicone che entrava nella sua gola. Si adoperò nel pompino con impegno mentre sentiva un qualcosa di freddo ed umido colargli sul culo, la mano di lei scorse lungo la schiena con le unghie che sfioravano/graffiavano la sua pelle, le dita si infilare nel solco delle natiche sempre più a fondo, si sentì massaggiare le palle ed il cazzo con una sorta di dolcezza, il gel rendeva il tutto molto piacevole anche quando lei infilò un dito su per il buco del culo; si muoveva con esperienza, dilatando e penetrando sempre più. Lui pensò che era piacevole, molto piacevole e, di rimando, si impegnava sempre di più nel primo pompino della sua vita.
“Basta! Sei pronto.” Disse lei togliendo lo strap on dalla sua bocca, montò a cavalcioni su di lui arretrando verso il suo culo. Lui non osava parlare, bloccato dalla paura, dal dolore imminente e dalla curiosità di sapere…
“Ti piacerà vedrai, in fondo anche questo è quello che piace a voi uomini” disse lei, leggendogli nel pensiero, mentre strofinava il dildo sul suo culo, lungo il solco fino ad appoggiarlo sul buco, gli allargò le chiappe mentre entrava lentamente, sempre di più. Il dolore fu forte per un lungo istante, poi una strana sensazione prima fastidiosa poi sempre meno ad ogni movimento. Lei uscì, spalmò altro gel sul suo culo e lo penetrò di nuovo stavolta con più spinta, lui sussultò, di nuovo il dolore stavolta profondo, provò a rilassarsi respirando lentamente poi al ritmo dei suoi colpi. Il piacere lo investì d’improvviso, niente dolore o fastidio, un piacere strano, nuovo che lo stava portando verso l’orgasmo. La voce di lei lo risvegliò: “stai per venire, troietta?”
Sì, padrona.. Posso?”
“Non ancora, prima devi soddisfare me”
“Come vuoi, padrona”
Gli tolse le manette, lo fece girare di faccia, si spogliò, rimanendo in autoreggenti e body e si mise a gambe larghe sopra la sua faccia: “ora fammi godere come non mai, schiavo!” E così fece, la sua lingua avida leccò ogni umore, penetrando la sua fessura, le labbra baciavano il clitoride, lei appoggiata con le mani al muro, ondeggiava in un ritmo sempre più frenetico fino ad esplodere urlando.
“Sei stato un bravo schiavo, ti meriti il premio”
“Grazie, padrona”
Lei allungò la mano a prendere qualcosa nel trolley magico, gli si mise affianco e mentre con una mano prendeva il suo cazzo prossimo ad esplodere, con l’altra lo penetrò con un piccolo vibratore. Lui la guardò con riverenza e gratitudine mentre esplodeva in un orgasmo incredibile ed abbondante.
“Guarda cosa hai fatto, brutto maiale schifoso!” Gli disse mostrandogli la mano con il suo sperma che brillava sullo smalto nero: “Ora pulisci per bene!” Lui obbedì, succhiando e leccando via tutto, solo dopo lei gli tolse il cappuccio e le manette. Mentre cercava di riprendersi da quanto successo, lei si rivestì rapidamente, ripose i giocattoli e chiuse il suo trolley: “Di solito mi faccio pagare bene per le mie sedute, ma tu sei stato un piacevole imprevisto, quindi ti faccio lo sconto”. Si avvicinò al suo orecchio e, mordendogli il lobo a sangue sussurrò una cifra, lui si alzò nudo com’era, tolse alcune banconote dal portafogli per poi offrirle a lei con riverenza: “grazie, padrona…”
“Se vuoi, ecco come trovarmi” gli disse lei di rimando porgendo un biglietto da visita nero lucido: le lettere m v in corsivo rosso fuoco da un lato e, sull’altro i contatti telefonici e gli indirizzi social. Un’ultima strizzata ai gioielli, prima di andarsene con il suo trolley lasciandolo nudo seduto ai bordi del letto con il suo biglietto in mano.
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